Mi fa pensare

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    Mi fa pensare

    Il fatto che vi voglio raccontare non me lo ricordo bene… l’ho letto tanto tempo fa!
    Non ricordo nemmeno se fosse un racconto o un romanzo… o forse una novella.
    Non ne ricordo il titolo né l’autore, ma non credo che gli importi; ormai sarà morto e si contenterà ch’io lo citi pubblicamente e non mi appropri della sua ispirazione.
    Perché era una di quelle cose che fanno pensare, ed io ci penso spesso; forse dovreste farlo anche voi!...

    La storia di fantascienza parlava (press’a poco) di un vascello spaziale che tornava a visitare un pianeta scoperto molti anni prima. Un pianeta interessante, come ce ne sono innumerevoli, nella galassia, di classe O-C-H, cioè a dire dove l’equilibrio Ossigeno-Carbonio-Idrogeno è favorevole alla vita di tipo terrestre.

    Un pianeta abitabile per l’uomo, insomma, ed effettivamente abitato da moltissime razze vegetali ed animali fra cui una, di aspetto quasi umanoide, mentalmente evoluta, ma con strane bizzarrie.

    In effetti questi aborigeni (il nome scelto dall’autore non lo ricordo, ma qui li chiamerò Kroll) avevano la strana caratteristica di mostrare una “involuzione intellettiva” assolutamente singolare ed unica in tutti i pianeti conosciuti abitati da esseri senzienti.

    In pratica si registrava che i Kroll neonati presentavano un’intelligenza vivace, ricettiva ed assai ben equilibrata, ed infatti in brevissimo tempo acquisivano ogni abilità ed utile conoscenza per vivere al meglio nel loro mondo, ma ben presto, ancor prima di giungere alla pubertà, subivano un lento ma inesorabile processo di declino mentale, una involuzione progressiva perniciosa che li portava ad essere degli ottusi prima, dei deficienti poi ed infine degli idioti totali.

    Poco dopo l’età della riproduzione, quando ancora fisicamente potevano definirsi forti e prestanti, i Kroll concludevano miseramente la loro esistenza per incidenti banali, come il non rilevare la pericolosità di un burrone o l’aver dimenticato l’arte del nuoto o semplicemente… il non riuscire più a mangiare!...

    All’epoca della prima esplorazione, tiene a farci sapere l’Autore, non era stato possibile fare indagini approfondite sulla strana anomalia del Kroll perché (lo sapete anche voi!...) il compito degli esploratori è trovare pianeti di classe O-C-H, e trovarne il maggior numero possibile, non di fare discettazioni accademiche e filosofiche!... Ed il pianeta dei Kroll era perfetto, per le esigenze espansionistiche dell’uomo!...

    Tuttavia, secondo Protocollo-Regolamentare erano stati prelevati gli opportuni campioni viventi dal pianeta per poter essere in seguito opportunamente studiati. E fra questi, naturalmente, un cucciolo di Kroll.
    Ma poi, era successo qualcosa di imprevisto… con conseguenze alquanto irregolari.

    Il piccolo di Kroll, nel lungo periodo di quarantena comprendente l’esplorazione di altri sistemi planetari ed il ritorno sulla Terra era cresciuto… ma senza rincretinirsi!... Diventando anzi un abile meccanico con eccezionale intuizione negli innumerevoli piccoli malfunzionamenti che rendono la navigazione spaziale così fastidiosa e talvolta pericolosa.
    Un soggetto prezioso per il vascello, e quindi mai fu consegnato alle autorità come “esemplare alieno di studio”. Membro effettivo ed “economico” dell’equipaggio, ora viaggiava nel vascello per tornare al suo mondo natio e scoprire con i suoi amici umani il perché del suo splendido intelletto e del rincitrullimento precoce dei suoi simili.

    L’intuizione letteraria si delinea bene già a questo punto e la conclusione si intuisce. L’autore stesso non si spreca molto ad arrivare a conclusione. Il più è stato detto, la metafora delineata.

    Per la cronaca, è lo stesso medico di bordo, eccelso quanto può esserlo quello di una semplice unità di esplorazione, a dipanare il mistero e trovare i rimedi.

    Un parassita che si annida nei giacigli, noto, ma considerato ospite innocuo ed anzi simbionte gradito perché distrugge zecche ed altri ospiti sgraditi, si nutre anche della materia celebrale dei Kroll addormentati provocandone il lento degrado intellettuale, fino alla morte precoce.
    Il rimedio, banale, rinnovare spesso i giacigli e tenerli puliti dall’ospite fin ora considerato amico provvido e previdente.

    Questo, il gustoso racconto che ricordo scritto in modo assai gradevole e scorrevole.
    Poi, non rimane che il pensiero che ti fa pensare, gli accostamenti, le similitudini…

    Ogni volta che sento citare gli Italiani come “Italioti” sintesi Fra Italiani ed idioti ripenso ai Kroll, ai simbionti malefici che ci costringono a considerare la loro utilità, la loro provvidenza nei nostri confronti, la loro premura…
    Mentre, di destra di centro o di sinistra che siano, lentamente ci rodono cervello e coscienza, ci tolgono la capacità di ragionare con la nostra testa, di agire di nostra iniziativa…

    Eppure, ci vorrebbe tanto poco!... un piccolo viaggetto nell’aria pura dello spazio interstellare, o molto più semplicemente, più banalmente, un casereccio giro di “pulizie di Pasqua”, col rinnovo dei giacigli su cui pigramente ci crogioliamo, ed una sgrullatina al sole delle usuali coltri!


    Lucio Musto 29 aprile 2009
     
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    I film di fantascienza non sono i miei preferiti ma il racconto l'ho trovato piacevolmente avvincente
     
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    grazie. Queato credo fosse un racconto, o un romanzo breve.
    Mi colpi soprattutto la similitudine con la mente umana, tanto più ricettiva da giovanissima
    che non da adulta.
     
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