19 Gennaio 1949

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    Con questo racconto, che è la chiusura della serie della "Valle incantata", chiudo il mio rapporto con "Armia" e con tutti gli altri siti, in quanto ho deciso di non scrivere più nulla.


    Un affettuoso abbraccio a tutti voi.


    19 Gennaio 1949





    La notte era giunta al termine tra raffiche di vento gelido, ma ancor prima che l'aurora violasse il cielo il vento si chetò, e le nubi, che da qualche giorno opprimevano la valle, si squarciarono lasciando filtrare un raggio di luce che illuminò sfarzosamente la quercia.

    In quell'alba di attesa silenziosa, improvvisamente si materializzò una figura di donna con il capo chino e le braccia serrate alle spalle, e quando sciolse le braccia e sollevò lo sguardo alla ricerca di visioni mai dimenticate, urlò con voce ferma.
    – Sono tornata a riprendere il mio cuore... Holy ti prego, non lasciarmi sola
    – Non sei sola! – Rispose Holy che l'accolse in un abbraccio lunghissimo.
    – Lasciai una ragazza coraggiosa e ritrovo una splendida donna. – Disse Sara carezzandole il volto – Mio dio che bella sei! Nel tuo volto si rispecchiano i bagliori del cielo
    – Il mio è anche il tuo volto
    – Cos'è accaduto alla mia dolce Holy? Hai avuto il tuo bambino?
    Holy annuì piegando le labbra in uno sorriso – Anch'io lasciai un pulcino e ritrovo un splendido cigno
    – Scherzi? Ho soltanto diciassette anni
    – Cos'hai fatto in questo tempo?
    – Sono andata qua e là per il tuo mondo
    – Sola?
    – Con Mary, ti ricordi di mia madre?
    Holy annuì – Dimmi di te
    – È di te e del tuo bambino che dobbiamo parlare...è bello?
    Il volto di Holy divenne improvvisamente serio.
    – Ho forse detto qualcosa che non dovevo? – Chiese Sara
    – No, va tutto bene
    – Scusami, non dovevo disturbarti con i miei problemi
    – Ameth è anche un mio problema
    – Lui riguarda soltanto me e la mia coscienza
    – Cosa ti accade piccola mia? Tu non sei così, sei dolcissima. Non puoi aver perduto la tua magia
    – Ssst, fai silenzio – Disse Sara indietreggiando fino ad urtare con la schiena il fusto della quercia – Per favore Holy vattene! – Supplicò voltandole le spalle – Non farti odiare!
    Holy si avvicinò a lei stringendola a se per le spalle
    – Ricordi quand'ero una bambina così testarda da non voler vedere la realtà? Eravamo qui, ai piedi di quest'albero. Ricordi con quale amore mi guaristi? Tu non potrai mai odiarmi
    Sara si voltò rifugiandosi nel suo abbraccio.
    – Holy perdonami, non volevo…io ti amo, ma il suo richiamo è così potente, e io sono così debole
    – Tesoro sai bene che non puoi restare con lui
    – Sono pronta a rinunziare a tutto
    – Anche al tuo popolo? Oh Sara, il tuo popolo dunque non merita il tuo rispetto?
    – Non più
    – Ma è la tua gente
    – Non è vero. Per loro non sono mai stata nulla. Sarei potuta morire mille volte e nemmeno se ne sarebbero accorti. Il mio popolo è qui sulla Terra… Ed io resterò con loro fino alla fine
    – A loro spetta un altro mondo, e tu dovrai darglielo
    – Dovrei dare loro un mondo avviato alla fine?
    – Il vostro compito è di ridare vita al pianeta
    – Sai qual è la cosa buffa? Questa gente meriterebbe davvero tornare a casa, ma io non lo farò
    – Tu non sei il loro dio, non puoi arrogarti questo diritto. Su questo pianeta non c'è posto per voi
    – Non è vero! Qui è già vissuta una razza eletta
    – La legge non ve lo permetterà
    – Io mi opporrò alla legge. Io voglio vivere
    Holy le accarezzò i capelli – Ciò che è nato nel tuo cuore deve essere meraviglioso se può imporre un freno alla tua natura suprema, ma il tuo dovere va oltre l'amore per tuo padre.
    – Oh misere noi se dovessimo pensare a questo sentimento come ad un semplice dovere
    – Tra poco più di un anno la tua natura riprenderà il dominio, e se non avrai abbandonato la Terra rischierai di annientarla
    – Quella natura è un abito che non riesco più ad indossare
    – Se insisterai in questa follia con te morranno tutti i nostri progetti
    – So bene che saranno in molti a pagare per il mio peccato, ma io voglio vivere fino all'ultimo istante come una semplice donna. Voglio amare, voglio avere un figlio tutto mio. Vi prego, riprendetevi la potenza che avete voluto donarmi
    – Oh bambina! È così importante questo amore? Per lui abbandoneresti tutto?
    – Ti prego, ti prego. Il mio cuore non vuole rinunciare a saper piangere
    – Sara amore mio, non ti è permesso
    – Ed è permesso che un cuore muoia? Perché è ciò che accadrà se dovrò lasciare la Terra
    – Apri la mente amore mio e concedimi di ridarti la pace
    – No, non violarla, lascia che i miei ricordi muoiano con me
    Holy chiuse gli occhi mentre il suo volto impallidì. – E sia. – Mormorò riaprendoli – Ti è stato concesso, ma dovrai rispettare un patto
    – Lo farò, e ve ne sarò riconoscente anche quando sarò un pugno di atomi sparsi nell'infinito… dimmi cosa debbo fare
    – Dovrai seguirmi nel mio tempo
    – Perché? Non vi è nulla che mi leghi al tuo tempo
    – Vi è un uomo che ha delle cose da dirti
    – Cosa può dirmi un uomo che io già non sappia?
    – Egli conosce il segreto del libro della verità
    – Non ha più senso, ormai ho fatto la mia scelta
    Holy scosse il capo – Vorrei poter entrare nella tua mente per comprendere
    – Non farlo – Sussurrò Sara mentre alcuni fiocchi di neve iniziarono a cullarsi nell'aria ferma e al di la della siepe si udirono rumori di passi sulla neve.
    Lasciata la mano di Holy, Sara scivolò a sedere sull'erba distendendo le gambe con gran sollievo.
    – Ahhh le mie gambe!
    – Cos'hanno le tue gambe?
    – I medici dicono che è artrite... Li hai sentiti?
    – Si, sono i nostri amici. Ma non verranno a salutarci – Sussurrò chinandosi di fronte a lei – Hai freddo? – Chiese
    – Scherzi? Sono a casa mia. Guarda le mie montagne... e i miei alberi? Hai mai visto nulla di più splendido?
    – Si, ho già visto alberi e montagne
    – Ti sbagli amica mia, ciò che stai guardando sono scale che possono accostarci al cielo, e se gli uomini cessassero di farsi del male e salissero quei gradini… chissà, forse potrebbero far colazione con dio
    – Smettila! Fare colazione con dio. Questa è davvero grossa – Mormorò Holy sorridendo e scuotendo il capo
    – Ssst, ascolta come il mattino viene avanti lentamente. Questa mia terra è l'unico spazio in cui è possibile raggiungere il vero significato della vita… Un giorno Pà mi chiese se sapessi come debbono vivere gli uomini…
    – Conosco il pensiero di Socrate, – Sussurrò Holy “Se vogliamo veramente comprendere chi e cosa ci circonda, dobbiamo vivere nella ricerca del dialogo e nel confronto tra liberi scambi di vedute” – ma in questo momento la filosofia potrebbe causarci danno, non abbiamo molto tempo
    – Guarda, la nebbia si sta alzando, ed ora vedrai che inizierà a nevicare... Fa sempre così
    – Sara dobbiamo andare
    – Perché? – Mormorò con voce triste Sara
    – Hai fatto una promessa
    Sara le tese le braccia e alzandosi mormorò – Sia fatto ciò che dev'essere

    II°

    Al centro di un vasto atrio illuminato, era posta una lucente sfera di circa trenta metri di diametro.
    – Seguimi – Disse Holy avviandosi verso la sagoma circolare e oltrepassandone i contorni
    – Cos'è? Una casa? – Domandò Sara
    – È il nostro trasporto. Poi ti spiegherò

    Sara la seguì in un ambiente lievemente rischiarato in cui le pareti e il soffitto sembravano essere un tutt'uno senza la minima interruzione di continuità.
    Il suo corpo gravava su di un pavimento composto di una sorta di materia che non dava alcuna sensazione di concretezza.
    Con una mano sfiorò una parete senza riuscire a percepire alcunché di solido, e mentre le tornarono alla mente le stranezze vedute sui mondi appartenenti al 7° Anello, Holy la raggiunse con una emissione neuronica.
    – Non allarmarti, va tutto bene

    Sara annuì riprendendo a seguirla.
    Senza alcun preavviso l’ambiente si trasformò in un ampio locale illuminato di una luce dai toni rossi sfumati, il cui centro era occupato da una struttura di forma indefinibile su cui occhieggiavano minuscole luci colorate.
    Improvvisamente e senza alcun rumore le due estremità della struttura ruotando su se stesse lasciarono intravedere, in ognuna, un alloggiamento cilindrico.
    Holy si accostò alla struttura centrale, e dopo che ebbe eseguito alcune operazioni manuali si udì nell'aria una vibrazione sommessa.
    – Questo trasduttore si prenderà cura dei nostri corpi – Disse rivolgendosi a Sara
    – Quale condizione usa?
    – Immetterà nel sistema temporale parte della nostra energia
    – Ho usato anch'io questa condizione, ma non è la più veloce. Occorrerà molto tempo per concludere il trasferimento. Perché non usiamo le cellule?
    – Potremmo, ma nel caso finissimo in un vortice tu potresti non avere il tempo di rientrare in questo spazio
    – Quanto tempo avrò a disposizione
    – Dal momento in cui inizierà la trasduzione avrai a disposizione un ciclo di ventiquattro ore terrestri
    – Lo sai che Ameth è in grado di seguirci?
    – Lo so, ma questa volta non rischieremo
    – Perché?
    – Perché è già nel mio tempo… Ma ora finiamola di fare chiacchiere, ci aspetta un bel viaggio
    – Usando questo trasduttore anch’io tornerò a far parte della legge, e questo potrebbe arrecarmi danno
    – Puoi stare tranquilla, ti è stato concesso di tornare
    – In quale periodo temporale ci trasferiremo?
    – Esattamente 1923 anni a ritroso nella curvatura del tempo
    – È un tempo troppo breve per avere la certezza della precisione
    – Questo trasduttore è in grado di operare gli scarti necessari
    – Posso farti una domanda?
    – No… Ora inserisciti nel nucleo e rilassati, al resto provvederò io. Siamo intesi?

    Sara annuì ubbidiente, e quando il ciclo si concluse e lei percepì il suo corpo riacquistare tutti i suoi sensi, si guardò attorno trovandosi ad osservare un luogo avvolto in una luce rossa e morbida.
    Al suo fianco Holy la rassicurò con un sorriso. – Ora seguimi – Disse avviandosi lungo un sentiero pietroso
    Soltanto allora Sara si rese conto che Holy indossava un abito scuro, stretto in vita da una cintura sottile che la copriva fino alle caviglie e sulla spalla aveva appesa una sacca di stoffa chiara.
    – Ma che abito indossi? Sei buffa!
    – È l'abito che indossano le donne del mio tempo
    – Mi ricorda la mia prima veste da notte che pà ricavò da una delle sue camicie. Non deve essere molto comodo
    – Senza questi abiti non potresti passare inosservata – Soggiunse Holy aggiustandosi la veste
    Colta da un improvviso sospetto Sara abbassò lo sguardo, scoprendo così d’indossare una tunica del tutto simile a quella di Holy.
    Il sole, che avviandosi al tramonto incendiava le nuvole basse, richiamò alla sua mente il ricordo delle infinite sere trascorse sulla collina ad osservarlo dipingere di rosso vermiglio gli alberi della valle.
    – “Dove sei papà!” – Sussurrò mentalmente – “Dimmi una sola ragione perché io debba esserti così immensamente distante”
    Holy si voltò scuotendo il capo – Non usare la mente! Stai causando distorsioni temporali
    – Scusa – Sussurrò Sara sobbalzando
    – Questo non è il tuo spazio, non puoi immettere in questo tempo uno status mentale diverso
    – Farò attenzione
    – E ricordati del tempo di cui disponi. Prima che scada dovrai essere nuovamente nel tuo spazio
    – E tu?
    – Io non corro alcun pericolo, questo è il mio tempo
    – Cosa accadrebbe se restassi con te?
    – Meglio non pensarci
    Sara le sorrise mormorando – Non preoccuparti, nulla di questo spazio riuscirà a tenermi lontana da mio padre
    – Non esserne così sicura, devi ancora incontrarlo
    – Il tuo uomo non m'interessa

    Holy la guardò con un sorriso amaro sulle labbra, e prendendola per la mano sussurrò – D'accordo, non ti interessa
    Ripresero il cammino in silenzio fin quando Sara, lasciata la mano di Holy, si fermò per dedicare la sua attenzione verso migliaia di uccelli in volo che andavano associandosi, ora in un unico austero stormo folto al centro, ma sbrindellato agli orli, e subito dopo scomponendosi in strani arabeschi simili a nuvole capricciose mosse da un impetuoso vento.
    – Holy! Guarda quanti uccelli! Ehi! Dove cavolo stai andando! – Urlò notando che Holy si era allontanata in direzione di alcune case basse che s'intravedevano nella luce rossa del cielo.
    La raggiunse ai margini di un alto argine pietroso al di sotto di cui si estendeva una vasta distesa d'acqua brillante.
    – Porca vacca! Con quest'affare indosso non si può proprio correre – Disse con il fiato grosso indicando la tunica che teneva sollevata fin sopra le ginocchia
    – Lascia giù la veste, le donne di questa terra non scoprono le gambe – l'ammonì Holy con tono severo
    – Scusami... Cos'è quello, un mare?
    – Lo chiamano mare per via dell'acqua salata, ma in realtà è un lago
    Improvvisamente a Sara tornò il ricordo di un momento già vissuto
    – Sono già stata qui. – Sussurrò – Di questo luogo ho un ricordo che fa male... Odo ancora esplosioni e urla di una guerra che ha radici lontane nel tempo
    – Cosa ricordi?
    – La legione araba, l'haganah, Israele… Siamo in Palestina?
    – È sull'altra sponda del lago. Cos'altro ricordi?
    – Uomini troppo giovani per morire
    – Chissà se un giorno avrà fine tutto quest'odio
    – Un giorno… – Rispose lei con un filo di voce – ma sarà sempre troppo tardi. Troppe vite verranno immolate alla stupidità… e a pagare saranno soltanto i bambini. Ne vedo tanti, scalzi, mal vestiti, con la fame dipinta sul volto e tante pietre... Tanto amore e tanto odio
    – Eri con loro?

    Sara annuì
    – Questa gente non conosce la felicità, per loro ho potuto fare ben poco, troppo odio li divide e non sanno di avere un'unica matrice. Si, ho vissuto con loro, mangiato il loro pane, sepolto i loro morti e curato le ferite dei loro corpi, ma non mi hanno permesso di guarire le loro anime. Ho vissuto lo strazio di due popoli senza patria
    – Ora Israele è una nazione libera
    – Libera, ma non giusta. Hanno dimenticato che debbono ancora fare i conti con dio
    Più avanti discesero alcuni gradini, ricavati nel roccia, dirigendosi verso la sponda del lago in cui si stagliavano nitide le sagome di alcune barche dipinte di vivaci colori.
    Alcune capanne riempivano il breve tratto di terreno che dal costone roccioso raggiungeva l'estremità di un breve molo realizzato su palafitte, e che terminava a ridosso d'un panciuto battello sul quale si notava gente e si udiva un gran vociare e sgarbate risate.
    – Dovremo imbarcarci anche noi – Sussurrò Holy
    – Per andare dove?
    – Gerusalemme
    – Ed è li che lo incontreremo
    Holy annuì senza rispondere.
    – Ci aspetta?
    – Aspetta te – Sussurrò Holy carezzandole il volto
    – Holy! – Esclamò allarmata Sara
    – Ssst, sei una donna araba, ricordalo
    – Ameth è qua! – Disse sottovoce
    – Lo so cara, lo so! Sta vincendo la sua battaglia. – Rispose Holy con voce triste facendole cenno di fermarsi – Ora siediti e aspettami
    – Dove vai?
    – A domandare il permesso d'imbarcarci
    – Abbiamo bisogno di un permesso?
    – Per le donne del mio popolo non è ancora giunto il tempo della libertà
    – Vuol dire che potrebbero...
    – Due donne sole in viaggio rischiano molto, e il proprietario del battello potrebbe scegliere di non esporsi
    – Cosa dovrai fare per convincerlo
    – Qualche moneta sarà sufficiente a cancellare la sua paura
    – Mi auguro che non si convinca
    Holy la guardò sorridendo, e avviandosi verso il battello mormorò – Per il bene dell'universo spero proprio che avvenga il contrario
    Holy si fermò nei pressi del battello a parlottare con un uomo seduto sulla pedana, e poco più tardi s'imbarcarono sistemandosi a poppa tra casse e ceste colme di verdure.
    La brezza, che nel frattempo era rinforzata, increspando l'acqua del lago accentuò il beccheggio del battello e il disagio di Sara.
    – Sei tranquilla? – le chiese Holy
    – Sto tremando
    – Hai freddo?
    Sara scosse il capo sussurrando – Ho fifa
    Holy estrasse dalla sacca un telo con cui le avvolse le spalle
    – Questo ti scalderà. Resta tranquilla, non accadrà nulla

    Sara annuì, ed Holy la strinse forte a se iniziando a recitare una filastrocca.
    Trasportata dalla brezza giunse fino a loro il vociare della gente che discuteva di una certa crocifissione che sarebbe dovuta avvenire il giorno successivo.
    – Di cosa parlano? – Domandò Sara
    – Di un uomo che dovrà essere crocifisso
    – Perché fanno questo ad un uomo?
    – È stato condannato a morte
    – Holy nessun uomo può arrogarsi questo diritto – Mormorò Sara sollevando il capo
    – Lo so, ma tu non ascoltarli, sono soltanto chiacchiere
    – Holy! – Chiamò a bassissima voce Sara
    – Si?
    – Tu conosci quell'uomo?
    Holy annuì lievemente senza guardarla.
    – Chi è?
    – Lo chiamano il Nazareo
    Notando un leggero tremore nella sua voce Sara sollevò lo sguardo cercando una risposta negli occhi di Holy.
    – Holy cos'hai? Sei turbata
    – Non è nulla
    – Oh mio dio! È lui l'uomo che debbo incontrare?
    Holy annuì sostenendo il suo sguardo.
    – Perché lo uccidono, qual è la sua colpa?
    Holy non rispose, ma i suoi occhi si colmarono di lacrime.
    Sara parve non comprendere il motivo di quelle lacrime che scivolavano pigre sulle guance dell'amica, ma poi, come folgorata da un improvviso ricordo, rovesciò all'indietro il capo emettendo un gemito soffocato
    – Dio mio, dio mio!

    Per impedirle di urlare Holy la strinse a se premendole il volto sul seno, proprio mentre il battello, spinto da un vento leggero, si staccava silenzioso dalla banchina.
    – A chi dovrò chiedere perdono – Singhiozzò disperata Sara
    – Ssst, calmati
    – Perché ho permesso che accadesse ancora?
    – Non è per noi che sta sacrificando la sua vita, ma per la sua gente
    – Mi dici cosa ce ne facciamo della nostra natura se non riusciamo a salvarlo?
    – Noi non possiamo fare nulla. Ameth ci ha scaraventate fuori della logica, e se tuo padre non ti avesse spinta sulla Terra non ci saremmo mai riunite
    – Mio padre… Quanta magia in questa parola. Sapessi quante volte avrei voluto gridarla. Tu ne conosci il senso? Sai cosa vuol dire?
    – Dio?
    – No, significa uomo. Un insieme di carne e sangue di cui t'innamori al punto di sentirti male se non ti rivolge la parola
    – È lo stesso sentimento che provai per mia madre
    – Dunque è vero… L'amore degli uomini non è soltanto dovere
    – No, non lo è… ed ora tu puoi tornare da tuo padre. Questo viaggio non è più necessario
    – Guai se tornassi da lui senza averlo stretto tra le braccia, non me lo perdonerebbe
    – Torna indietro… o soffrirai
    – Lo so, ma lui mi ha preparato a questo incontro
    In quell’istante un uomo, dagli occhi grigi e quasi chiusi per la fatica e il tempo, si sedette accanto a loro sul fondo della barca, e per qualche istante, mentre le osservava, i suoi occhi lasciarono trapelare soltanto sogni, sorgenti d'acqua e giorni infiniti.
    – Il mio nome è Giuseppe d'Arimatea, – Mormorò sistemando meglio la schiena e il turbante – e se le mie povere gambe me lo consentiranno domani sarò a casa
    – Accomodatevi. – Replicò Holy – Distendete pure le gambe
    – Va bene così grazie, quest'angolo è tranquillo...
    – Non vi disturberemo – Soggiunse Holy
    – Alla mia età si gradisce sempre più la compagnia del silenzio, e voi…– Improvvisamente s'interruppe –…Cosa le è accaduto? – Chiese indicando con un gesto del capo Sara che stretta al corpo di Holy singhiozzava disperatamente
    – È molto scossa… ed ha paura dell'acqua – Rispose Holy stringendola a se
    – Forse preferite restar sole
    – Vi prego no! Restate – Si affrettò a rispondere Holy – È così giovane...la vostra presenza la tranquillizzerà
    L'uomo chinò il capo in un gesto di riconoscenza prima di chiedere – Posso chiedere qual è la vostra meta?
    – Betania e poi Gerusalemme
    – Avete intrapreso questo viaggio da sole?
    – Si signore
    – Allora è vero! – Esclamò l'uomo – Neppure gli dei possono nulla contro la stupidità degli uomini
    – È soltanto un breve viaggio – Osservò Holy sorridendo
    – La vita è un breve viaggio, ciò che avete intrapreso è soltanto un'idea infelice. Possibile che nessuno vi abbia messo in guardia dai pericoli che potreste correre? Questi non sono tempi in cui donne sole possono viaggiare tranquille
    – Confidiamo nella nostra buona stella
    – Mi sono sempre chiesto cosa lasci pensare agli uomini di essere superiori alle loro donne
    – Il nostro uomo è a Gerusalemme
    – Capisco, e può un vecchio rudere darvi un consiglio?
    – Ve ne saremmo grate
    – Tra qualche ora saremo sull'altra sponda, ma voi non sbarcate. Parlerò io al padrone, lo conosco è un buon uomo. Potrete unirvi al resto delle donne della carovana. Sarete in molti, e molta gente non si attacca mai
    – Temete per la nostra salute?
    – Ve l'ho detto, non sono tempi tranquilli. Farete contento un povero vecchio?
    – Faremo come dite… e voi? Resterete?
    L'uomo scosse il capo – Il mio tempo ha un colore diverso dal vostro, ormai io vivo all'ombra del mio passato, e se vorrò giungere in tempo a Gerusalemme non posso permettermi soste
    Udendo quel nome Sara sollevò il capo, e cercando nel crepuscolo il volto dell'uomo chiese con un filo di voce
    – Andate per la crocifissione?
    – Oh… si, in un certo senso – Commentò lui annuendo
    – Non si fa tanta strada per veder morire un uomo
    Il vecchio le sorrise – È vero, ma non vado per veder morire un uomo. Nella mia vita ne ho viste fin troppe di morti. Torno a casa per comprendere perché muore il figlio di un dio
    – Nella morte vi è soltanto dolore e rimpianto, e se dio ha scelto di far morire suo figlio come un uomo, allora in quella morte non può esservi nulla che non possa essere compreso
    – Ho ancora molto da imparare e da farmi perdonare – Mormorò lui –
    – È dunque il perdono ciò che cercate?
    L'uomo annuì lentamente.
    – E credete di meritarlo? – Chiese ancora Sara
    L'uomo si strinse nelle spalle – Questo dovrà giudicarlo lui
    – Cosa avete fatto a quell’uomo? – Lo incalzò lei
    – L’ho tradito per mantenere i miei privilegi
    – E come pensate di guadagnare il suo perdono?
    – Offrendo al Nazareo la tomba della mia famiglia
    – È forse vostro parente? – Chiese ancora Sara
    Le labbra del vecchio si piegarono al sorriso – No, non ci lega alcuna parentela di sangue
    – Allora per quale ragione desiderate rischiare il vostro credito? Lui non ve lo ha chiesto
    – No, non me lo ha chiesto… ma un tempo fu mio maestro
    – Voi siete Esseno? – Chiese lei dopo una breve pausa
    – Ssst, – Sussurrò l'uomo guardandosi attorno – qualcuno crede che tra noi e gli Zeloti vi sia un'intesa
    – E non lo è?
    – Per l'amor del cielo! Noi non siamo immorali assassini
    – Allora cosa siete? Guaritori?
    L'uomo divenne serio, poi con voce lieve mormorò – Tu Myriam sai bene cosa siamo
    – Non è questo il mio nome – Replicò lei senza distogliere lo sguardo dagli occhi del vecchio

    Holy la strinse a se, e prima ancora che l'uomo potesse proferir parola mormorò – Perdonatela, è ancora una bambina
    L'uomo le guardò per un lungo istante prima di riprendere a parlare con voce bassissima
    – Ho l'impressione che mi abbiate raccontato una bella storia, e che non andiate affatto a Betania
    Holy stava per rispondere quando lui la zittì con un cenno della mano
    – Ssst, lascia che sia io a parlare – Sussurrò chiudendo gli occhi come se volesse raccogliere le idee, e quando li riaprì il crepuscolo era carico d'un color malva leggermente tinto di giallo e di bianco – Da troppo tempo non sono altro che un corpo in cerca della verità e del perdono senza esserne capace di riconoscerli. Tuo figlio mi ha indicato la via, ed io ho creduto di trovare la pace nel deserto di Qumran slegando la mia vita dai luoghi comuni e dagli oggetti che si sgretolano appena li tocchi
    – Avreste potuto restare dov’eravate
    – Qualcuno mi chiama a Gerusalemme per aprire la casa della morte... e voi… – L'uomo sorrise, e come se stesse parlando a se stesso mormorò – Chissà perché continuo a vedervi al plurale quando so che siete un'unica entità
    Mentre sussurrava queste parole il chiarore della luna mise in risalto i suoi occhi grigi, ora fermandone lo sguardo ed ora animandolo di colore, e Sara, dopo essersi sfiorata le labbra con una mano la pose su quella dell'uomo stringendola lievemente.
    – Grazie Giuseppe. – Sussurrò – Per questo sarai ripagato

    Quando il battello ancorò assai lontano dalla riva, l'uomo dagli occhi grigi si sollevò restando in ginocchio. Poggiò una mano alla spalla di Holy e, mentre con l'altra tentò inutilmente di nascondere i tratti del volto, disse con voce roca
    – Saremo più poveri quando lui non sarà più, e forse un infinità di cose, di storie e di sogni morranno con lui
    – Non morranno. – Rispose Sara sorridendogli
    – Oh Myriam, che il cielo possa ascoltare le tue parole, – Replicò lui con voce ferma e congiungendo le mani – e se per noi tuo figlio ha camminato nel deserto, noi ci opporremo al tempo affinché il suo verbo non si trasformi in cenere e oblio
    Pronunciate queste parole, e dopo essersi aggiustato il burnus bianco, ormai logoro e sporco che lo avvolgeva, si sollevò in piedi avviandosi con passo incerto verso prua dove una piccola barca lo attendeva per traghettarlo a terra.
    – Perché mi ha chiamata Myriam? – Chiese Sara rivolgendosi ad Holy
    – È una storia interessante. Un giorno qualcuno te la racconterà
    – Chi è Myriam? – Chiese ancora con voce decisa
    – Cosa conosci delle scritture
    – In questo momento credo di non ricordare granché
    – In alcune vi si narra delle uniche tre donne totalmente pure che hanno posto piede su questo pianeta, e una di loro è Myriam, la madre del profeta di nome Gesù
    – Ed è vero?
    Holy annuì coprendola con il telo – Si, ma ora cerchiamo di riposare, domani avremo d'affrontare un lungo viaggio

    Alcune ore più tardi, scortata da uomini in armi, la carovana iniziò un viaggio che, a causa di frequenti deviazioni, si protrasse più del dovuto.
    Per tutto il tragitto Sara rimase preda di un mutismo preoccupante, rifiutando ogni volta di prendersi un po’ di riposo sulla groppa di un cammello, preferendo percorrere quel doloroso cammino con le sue sole forze.
    – Togli almeno i sandali. – La invitò inutilmente Holy – Nella sabbia ti lacereranno la carne – Ma non ci nulla da fare, lei proseguì senza un lamento e senza mai dare l’impressione di comprendere cosa stesse accadendo. E soltanto quando ai suoi occhi apparve Gerusalemme (Illuminata in tutto il suo malinconico splendore da una insolita aurora) che sembrò riprendere il contatto con ciò che la circondava.
    – È incantevole. – Sussurrò osservando la simmetrica incoerenza delle basse case – È questa la città in cui vivi? – Chiese rivolgendosi ad Holy
    – Lo è ora – Rispose lei tentando d’interpretare la viva luce che sembrava essersi accesa nei suoi occhi
    – Ispira pace – Proseguì Sara lasciando scorrere lo sguardo sull’intera città
    – All'occhio del viandante che non s'avvede, prima di varcar l'angusta porta, osservi l'alta torre e il cor saprà cos'è il terrore
    – Holy! Non sapevo che amassi la poesia – Esclamò Sara osservandola divertita
    – Se avessi fatto attenzione avresti notato questa iscrizione sulle mura della locanda che ci siamo lasciata alle spalle
    – Qual è il senso di queste strane parole?
    – Osserva alla tua sinistra e dimmi cosa provi
    Seguendo l'indicazione Sara spostò lo sguardo sul profilo massiccio e tetro della torre Antonia, e subito una fredda oppressione la disturbò, come se quell'oscura costruzione pretendesse d'imporle la sua sinistra presenza.
    – Perché questo senso di dolore? – Chiese sottovoce portando le mani al seno
    – In quella casa d'uomini vi abita il terrore
    – Fa male qui – Mormorò battendosi il petto
    – Lo so, ma ora raschiala dalla tua mente e seguimi
    – Aspetta! Dimmi perché non sopporto questo dolore?
    – Te ne parlerò strada facendo
    Tenendosi per mano, e seguendo un flusso di gente che le guidò a superare alcuni campi incolti oltre il ponte di legno sul torrente Cedron, si trovarono, poco dopo l'ora nona nell'orto del Gethsemani, ai piedi di una bassa collina pietrosa, sulla cui sommità, confusa da quella singolare luce del cielo, si stagliava la figura di una lunga scala addossata ad una delle tre croci, e ai suoi piedi un capannello di quattro o forse cinque persone immobili come statue di pietra
    – È lassù? – Domandò Sara con voce roca
    Holy le strinse la mano annuendo.
    – È morto? – Chiese ancora
    – Lo è per gli uomini
    – Andiamo – Mormorò lei lasciando la mano di Holy
    – Fermati! Non puoi andar lassù. Tra non molto deporranno il suo corpo nel sepolcro, e noi dovremo esserne all'interno prima che sia chiuso
    – Dov'è?
    – Laggiù – Rispose Holy indicando con un cenno del capo la parte bassa dell'orto
    – Vi sono dei soldati
    – Non ti preoccupare, noi entreremo

    Mentre percorrevano il sentiero, che scendeva verso la parte bassa del Gethsemani, tra un groviglio di gente e di legionari che si muovevano senza badare a loro, Sara fu costretta a chinarsi per allentare la stringa di un sandalo che le aveva trinciato la carne dal piede, ma nell'istante in cui si risollevò, si trovò a fronteggiare una pattuglia di miliziani che saliva verso le croci.
    Per un attimo il suo cuore si strinse in un'angosciosa paura, ma ancor prima che quegli uomini potessero raggiungerla, Giuseppe, l'uomo del battello, l'afferrò per le ascelle trascinandola su di un lato del sentiero.
    Per un lunghissimo momento si guardarono in silenzio, poi, chinato il capo, Sara si avviò a raggiungere Holy che, poco più avanti, si era fermata ad osservare la scena.
    – Hai visto? Era Giuseppe – Sussurrò Sara
    – Si, ho visto, – Replicò Holy prendendola per la mano – ma ora affrettiamoci

    Quando la pesante pietra rotolò bloccando l'ingresso della cava, nel locale, fiocamente illuminato dalla luce di una torcia e pervaso di una così soave fragranza di mele che nessuna dolcezza terrestre poteva esserne di paragone, scese un silenzio ronzante.
    Trascorse un tempo lunghissimo, e quando dall'esterno non giunse più alcun rumore Sara uscì dall'ombra.
    Con passo lento raggiunse il corpo dell’uomo (Raccolto in una nicchia scavata nel tufo) avvolto in un drappo sul quale erano visibili vaste chiazze vermiglie.
    Obbligando se stessa al dominio delle mani sollevò un lembo del telo e, per un istante, alla vista del volto pallido e sofferente dell'uomo, il suo corpo ondeggiò come se stesse per perdere l'equilibrio
    – Cosa ti hanno fatto bambino mio – Sussurrò liberando gli occhi dell'uomo delle dilepton lituus che rotolarono sul terreno
    Al suono della sua voce l'uomo sollevò le palpebre mostrando due occhi neri che la fissarono intensamente – Madre che gioia! – Mormorò con un filo di voce
    – Cosa ti hanno saputo fare – Sussurrò lei chinandosi per baciarlo sulle labbra
    – Madre finalmente
    – Il mio bambino... Ssst, lascia che la mamma assorba il tuo dolore
    – Ho fallito ancora madre, ma è così difficile
    – Ssst, ti prego non ingigantire la mia colpa. Sono io che supplico il tuo perdono per averti abbandonato
    – Tu sai che dovrà esserlo ancora perché ho avuto paura... ma sapessi com'è difficile morire come un uomo… quando credi d’essere stato abbandonato
    – Ora è tutto finito. La mamma sa come curare le tue ferite. Ricordi quando le sera rientravi in lacrime dai tuoi giochi e ti abbandonavi a me lasciando che curassi le tue ginocchia?
    – Dovremo ricominciare, e tu dovrai ancora offrire la vita di tuo figlio
    – Oh no! Mille volte no. Non darò più mio figlio
    Lui tentò di sollevarsi, e nel farlo il sudario che lo avvolgeva si aprì scoprendo le orribili lacerazioni della flagellazione
    – Cerca tra gli uomini della Terra il tuo bambino – Sussurrò l'uomo – e dagli nome Adam se vuoi che lui possa aprire il libro della verità
    – Ssst, non parlare
    – Soltanto così potrai far tornare sulla fronte di Ameth il suo nome. Prometti che lo farai
    – Non puoi chiedermelo, io non voglio perderti ancora

    L'uomo sollevò la mano serrata a causa dei tendini strappati, e con uno sforzo che lo fece gemere l'aprì carezzandole il volto
    – Quando sulla croce imploravo che tutto finisse, ed egli seduto sulla mia spalla si beffava di me, mi parlò del suo amore per una bambina
    – Non è vero! Ti ha mentito. Egli cerca la sua vendetta, e pur di averla si è costruito un falso sentimento d'amore
    – Allora concedigli tuo figlio per il bene dell'universo
    – No! Non avrà mai più mio figlio
    Holy la scosse lievemente per le spalle – Sara dobbiamo andare, non puoi restare oltre. Il tempo che ti è stato concesso sta scadendo. Devi lasciarci o rischierai di rimanere per sempre in questo spazio
    – Ancora un poco – Rispose lei senza guardarla
    – Va madre, non rendere vana la mia morte
    – Nooo! – Gemette Sara
    – Ma non capisci? Dagli tuo figlio e tutto avrà fine
    – Mai! Prendesse me
    – Non lo farà, e se ogni verità ha un prezzo, tuo figlio è il valore della sua morte
    – No! – Singhiozzò lei portando al seno la mano dell’uomo
    – Non temere per me, avremo ancora tempo per amarci
    – Dovrà prima uccidere me se vorrà la tua vita… Io resterò sempre con te
    – Dio come lo vorrei… ma non puoi… Osserva come già l'aurora illumina il cielo invitando gli uomini ad avviarsi al tempio.
    – Oh no, non è l'aurora, ma il fuoco che scalda il corpo dei tuoi carnefici
    – Quello è il chiarore dorato che precede il levar del sole… Guarda come il suo vigore disperde le ombre della notte
    – Non è ancora l'alba, la tua mamma lo sa bene, credimi per pietà… Credimi
    – Com'è dolce la mia mamma quando racconta fiabe, ed io vorrei saper fermare il tempo per ascoltarla ancora
    – Vuoi dunque che ti dica addio sapendo che il mio cuore ne morrà? Davvero tu lo vuoi?
    – Si. – Sussurrò l'uomo con un filo di voce – Il mio destino s'è compiuto e tu non mi perderai, ma sarai sempre la padrona della mia vita, il mio eterno amore
    – No… non puoi chiedermelo… non ora
    – Oh luna, sorella mia. Non indugiare oltre, cedi il tuo letto al padre sole
    – No! – Urlò Sara disperata – Luna non farlo… non osare... non tradire una madre disperata… ma lascia che il tuo magico splendore saldi le mie braccia a lui affinché possano sostenerlo senza stancarsi. Oh figlio diletto, non chiedermi di abbandonarti ancora, non essere ingrato. Oh no! Perdona tua madre… è il dolore che le fa dire ciò che il cuore non sente. Tu sei il figlio che ha colmato la mia vita d'immensa gioia
    – Andiamo Sara, per favore! – Sussurrò Holy alle sue spalle
    – Holy, ma come puoi chiedermi di lasciare mio figlio morente? Io resto ad affrontare il suo destino. Sii buona, fa tu quello che deve essere fatto… Mio figlio sta morendo
    – Anche mio figlio sta morendo – Rispose Holy piangendo – Egli è carne della mia carne, e il mio corpo sta struggendosi di dolore al di la di quella pietra

    Sara tornò a guardare suo figlio, che spossato dalla fatica si era nuovamente disteso. – Non ti abbandonerò più bambino mio – Sussurrò
    – Devi lasciarlo. – Disse Holy con un filo di voce – Ora lui è con il padre, e tu non puoi fermarti
    Per un istante il volto di Sara espresse sgomento, poi si voltò a guardare suo figlio, e quando con quella parte d’istinto che soltanto una madre possiede, raggiunse la consapevolezza della sua morte, scivolò in ginocchio emettendo un urlo altissimo.
    – Nooo....dio perché l'hai voluto. Perché ti sei preso la sua vita? Non c'è dunque limite alla mia sofferenza? Tu hai voluto che fossi madre e ora mi togli il figlio… ma dov'è riposta la tua pietà? Credi davvero che esistano parole che sappiano esprimere il dolore che sta spezzando il mio cuore? Io non so più cosa farmene della tua natura se ogni volta dovrò vederlo morire. Dove potrò trovare il coraggio per guardare negli occhi un uomo per chiedergli un figlio e confessargli che lo lascerò morire di una morte atroce; inchiodato, straziato, ridotto a brandelli. Tu hai voluto che vivessi la tua valle per comprendere l'amore degli uomini, e ora io amo del tuo stesso amore. Ti supplico dio restituiscimi all'esistenza di una semplice donna. Rendimi all'amore di mio padre e mia madre. Ti prego, lascia che possa vivere tutte le gioie e i dolori di una vita mortale
    La stanza s'illuminò fortemente perdendo i contorni.
    Grondante di lacrime Sara si sollevò stringendosi ad Holy, e mentre una vigorosa brezza mosse l'aria, parole appena sussurrate colmarono il suo spirito.

    III°

    Il tempo si contrasse e si dilatò, e migliaia di generazioni di uomini calcarono la Terra lasciando ognuno un piccolo e differente segno.
    Discesa l'erta della collina Sara costeggiò ad occhi chiusi il meleto raggiungendo i grandi aceri che nascondevano la casa. Li superò lasciandosi guidare da un ricordo lontano, e quando li riaprì, sepolta in una spessa coltre di neve che le donava un aspetto così caro da serbarne il ricordo in eterno, apparve la sua casa in tutta la dolcezza di un ricordo infantile.
    Salì le scale della veranda e prima di entrare in casa, in un atto che per anni era stato l'inizio delle sue giornate invernali, con una mano spazzò la neve che ricopriva la balaustra.
    L'interno giaceva in una penombra silenziosa.
    Lentamente chiuse la porta poggiandovi le spalle, e nel tentativo di frenare il pianto serrò forte gli occhi aspirando l'aria per goderne i profumi frammisti.
    Riconobbe l'odore del legno antico dei mobili, l'aroma del tabacco e quello acre e umido dei ceppi che bruciavano, e mentre in quell'aria ferma le parve di riconoscere il buon aroma della carne che arrostiva sulla griglia, le tornarono tutti gli altri ricordi che ancora vivi aleggiavano nella sua memoria.

    Quando riaprì gli occhi lasciò che lo sguardo vagasse alla ricerca di quelle immagini mai dimenticate; l'immenso tavolo ora spoglio dei fiori, la sontuosa scala con i suoi gradini rumorosi, i mobili scuri che sapevano di quiete, i quadri capaci di luci celestiali, e più in la in un angolo accanto al camino, la cesta dei pisolini giornalieri di Soffio.
    Una smisurata quantità di sensazioni esplosero in lei dominando la ragione, e fu attraverso quel velo di lacrime che vide Suo padre.
    Se ne stava seduto davanti il camino osservandola, e forse stentando a riconoscere in quella splendida donna il suo pulcino.
    Per un tempo che parve infinito l'uomo abbandonò la mente all'immagine lontana di uno scricciolo dal volto d'angelo e delle tante volte che l'aveva tenuto tra le braccia.
    – Fallo ancora padre, stringimi a te, concedimi la pace – Sussurrò Sara
    Al suono di quella voce lui sussultò, e mentre una incontrollabile emozione lo costrinse a fronteggiare il suo cuore impazzito, osservò Sara avanzare verso di lui, inginocchiarsi ai suoi piedi e poggiato il capo sulle sue ginocchia cingergli forte le gambe.
    Per lunghissimi attimi restarono in silenzio godendo di sensazioni che fecero vibrare l'aria della stanza, e quando la commozione si allentò, Sara sollevò il capo
    – Ciao – Disse in un sussurro – Ti ricordi di me?
    Egli annuì – Sei il mio pulcino
    – Lo sono ancora?
    – Perché sei voluta tornare?
    – Per ringraziare l'uomo che ha fatto di me una donna
    – Anche tua madre ha i suoi meriti
    – Debbo molto a mia madre, e sono felice d'aver vissuto questi anni al suo fianco. È stata buona con me, si è sacrificata affinché divenissi migliore… ma tu sei speciale… Tu non mi hai soltanto allevato insegnandomi ad amare, tu hai voluto darmi più di quanto ti fosse stato concesso. Mi hai donato le tue ali, mi hai permesso di crescere all'ombra della tua umiltà, e per questo non ti ringrazierò mai abbastanza. Mi hai preparata a vivere consentendomi di vivere la tua vita, di respirare la tua aria. Mi hai consolata, mi hai guidata e sostenuta nella più difficile scelta della mia esistenza, hai fatto per me ciò che soltanto un dio è capace di fare. Oh papà! Sapessi cosa darei per tornare a rivivere tutte quelle piccole e immense gioie... Ho ancora nella mente il ricordo del giorno che mi raccogliesti in riva al lago, e fremo rievocando l'amore e le carezze che mi elargisti a piene mani. Se chiudo gli occhi rivedo la nostra valle incantata, tutti i nostri amici più cari...e lei, la mia amatissima collina così vicina al cielo. Dio mio quante cose dovrò lasciare per seguire il mio destino. Tu sapevi che un giorno avrei visto morire mio figlio, ed è per questo che hai fuso nel mio cuore l'amore più grande. Sapessi quante volte ho creduto di odiarti per tutte le pene che m'infliggevi quando ero così testarda da non voler comprendere. Da me hai sempre preteso il massimo, in ogni occasione, ma soltanto quando ho saputo perdonare chi lo aveva ucciso ho compreso che lo dovevo a te. Ora nel mio cuore esiste un amore così grande da poter amare un intero universo... oh ma tu non hai nulla da temere... poiché ovunque mi condurrà il destino, nulla e nessuno potrà occupare il tuo posto
    – Non sono mai stato un dio, ma soltanto un uomo che ha tentato a fare del suo meglio
    – Sii indulgente ti prego, ho ancora bisogno della tua comprensione

    Suo padre si alzò e sollevandola la strinse a se – Può il tuo cuore perdonare il male che ti ho fatto lasciandoti andar via
    – Ssst, non dire nulla, ora sono tornata in paradiso
    – Vi fui costretto
    – Lo so padre… lo so… ma io lasciai la mia anima accanto a te, e ti ho sentito in ogni istante della mia vita
    – Dovevo lasciarti andare o non saresti mai più rientrata in possesso della tua natura
    – Quella sera, quando compresi ciò che ti avevo fatto avrei voluto morire... Per anni ho vagato alla ricerca di una fonte capace di lavare il mio peccato... ma non ve ne sono… E soltanto quando ho compreso di non avere più risorse sono tornata sulla collina
    – E lassù tutto si è compiuto
    – Ora sono in pace, ho compreso… ma tu dovrai aiutarmi a chiedere ad un uomo della Terra un figlio
    – Questo non è compito di un padre
    – E chi altri può insegnarmi ad amarlo di un amore tenero e avere la forza di lasciarlo. Io non so dove potrei trovare il coraggio per chiedergli un figlio e confessargli che dovrà morire per un popolo del quale non conosce neppure l'esistenza
    – Dovrai soltanto amarlo di un amore senza limiti. Soltanto così scoprirai l'ultimo atto d'amore
    – Dovrò concedergli il mio corpo
    – Gli concederai il tuo cuore, il corpo non è altro che il sogno. Amalo come sai amare, e in te si accenderà quella scintilla che non potrà mai avere fine… ma non potrai rivelarti… Potrai parlargli del tuo mondo, del tuo popolo, e se vorrai potrai raccontargli della tua casa, della vita trascorsa nella valle, della collina, dei tuoi amici, ma non potrai rivelargli la tua natura
    – Un uomo dovrebbe avere il diritto di sapere chi è la donna che ama
    – E sarebbe giusto farne un infelice? Tu credi che rimarrebbe lo stesso uomo se conoscesse la verità?
    – Mi odierà per quello che dovrò fargli
    – Amalo con tutte le tue forze e non accadrà. Tu devi ancora scoprire la forza del suo sentimento e come saprà renderti felice
    – Oh santo cielo… ma è proprio questo che mi preoccupa
    – Hai paura di lui?
    – No… Ho soltanto una gran paura per quello che dovrà accadere
    – Ciò che avverrà non va contro nessuna legge naturale
    – Tu lo definisci naturale? Per me invece è un cavolo di problema
    – Se può tranquillizzarti saperlo, quel momento è un piccolo problema per tutti gli uomini
    – È accaduto anche a te?
    – I ragazzi non sono poi tanto diversi dalle ragazze
    – Forse per un uomo è meno problematico
    – Sono soltanto due facce dello stesso problema che ognuno di noi deve affrontare con il proprio coraggio e la sensibilità di cui dispone. Vuoi che ne parliamo?
    – Di quella cosa? – Chiese lei sgranando gli occhi per la sorpresa
    – Un volta parlavamo di tutto senza troppi problemi
    – Beh, si, è vero, però questa volta è imbarazzante. Mi vergogno un po'
    – Di me?
    – No, ma ho dovuto conoscere il vostro senso del pudore
    – Ah! Capisco
    – Davvero? Io invece non ci capisco più nulla
    – Allora perché non tiri fuori il rospo? Hai dimenticato cosa ti dissi la tua prima sera nella valle?
    – Non ho dimenticato nulla, e sebbene mi renda perfettamente conto che è stato qui che ho conosciuto il sesso, mi dici come cavolo posso parlare a mio padre della mia vita sessuale? È imbarazzante…
    – Mi è così difficile pensare a te con problemi del genere… Li avevi superati
    – È vero… ma questo è successo tanto tempo fa. Ricordi la sera che divenni donna? Avevo una fifa nera, ma riuscii a parlartene
    – Oddio non farmelo ricordare. Quella volta fui io a non essere all'altezza della situazione
    – Il ricordo di quelle ore è tra i più dolci che serbo nel cuore, e non so come potrò mai ripagarti. Se chiudo gli occhi rivedo ancora il tuo sguardo disperato, il rossore e l'imbarazzo del tuo volto
    – Dovetti sembrarti un vero sprovveduto
    – Vuoi scherzare, mai come in quei momenti raggiungesti il centro del mio cuore. Non so quanti altri padri avrebbero saputo uscirne fuori senza combinare guai. Tu invece mi aiutasti a superare le mie paure
    – Già, ma fui costretto ad ignorare le mie
    – Lo so, ma questo lo compresi più tardi… e sarei dovuta venire da te per chiederti scusa
    – Perché? Non era accaduto nulla per cui dovessi scusarti
    – Quella volta te la combinai davvero grossa, ero talmente impaurita che trovai perfino il coraggio di chiederti di fare quello che avrei dovuto fare io… Dimmi la verità, lo avresti fatto?
    – Non lo so – Sussurrò lui abbassando lo sguardo
    – Dovevo essere proprio fuori di me per non comprendere la tua delusione
    – Oh no, ti sbagli, non ero affatto deluso, ero soltanto spaventato e non sapevo cosa fare, ma non deluso
    – Mi comportai da vera insensata, non pensai a te… Non avrei dovuto coinvolgerti
    – Invece facesti la cosa giusta
    – Papà! Ma ti rendi conto di cosa ti chiesi di fare?
    – Beh, certo fu un bel terremoto che ci scosse entrambi, però sono sicuro che non lo avresti permesso
    – Perché non mi avevi mai detto di quella cosa? Forse se me ne avessi parlato…
    – E come avrei potuto? Per me saresti potuta crescere altri mille anni e mai avrei pensato a te come a una donna… Tu eri il mio pulcino
    – Ed ora sono una donna? – Chiese lei sorridendo
    Suo pade annui abbassando lo sguardo – Certo che lo sei. Sei ancor più bella di quanto avessi mai potuto immaginare
    – Perché mi dici queste parole abbassando lo sguardo? Debbo pensare che mi stia mentendo?
    – No, sei davvero una splendida donna
    – Tu non puoi più imbrogliarmi. Perché nella tua voce avverto un tono di delusione? – Chiese ancora lei
    – Oh non è nulla… – Rispose lui troppo affrettatamente
    – Perché padre? Ti prego parlami… non lasciarmi nel dubbio
    – Te l’ho detto non è nulla… È soltanto che… Beh, sai come sono fatto
    – No, non lo so, spiegamelo
    – È che… non è facile per nessun padre scoprire che sta perdendo qualcosa che credeva sua
    – Ma non è vero! Io sarò sempre il tuo pulcino – Reagì lei abbracciandolo
    – Lo so che è sciocco, e che in realtà non ti ho perduta... Ma come si fa a dimenticare tutti quei dolcissimi momenti di un'età irripetibile. In tutti questi anni ho cercato di farmene una ragione… ma non è semplice… è troppo doloroso… E ogni volta ho sentito aumentare in me un vuoto che non ho saputo riempire
    Mentre suo padre parlava gli occhi di Sara si riempirono di lacrime. Si staccò da lui, prese tra le sue una mano di lui e la portò alle labbra
    – Ti chiedo perdono, – Sussurrò lei – ti sto facendo ancora del male
    – Tu non hai colpe. Questa è la vita... E nessuno di noi può farci nulla
    – Cosa ricordi di quegli anni? – Sussurrò lei con il pianto nella voce
    – Ogni istante
    – Tutto tutto?
    – Tutto. – Mormorò lui con voce sottile – Ogni parola che ci siamo scambiata, ogni carezza
    – Anch'io ho dovuto ricorrere all’aiuto a tutti i miei ricordi per poter sopravvivere. Non ho dimenticato nulla... e tu non mi hai e non mi perderai mai. Tu sei il tesoro che ho racchiuso nello scrigno del mio cuore. Ogni ora, ogni istante trascorso con te sono indelebilmente fissati in me. Sono le cose più preziose che posseggo, e ovunque la vita mi abbia condotta ti ho cercato tra milioni di persone
    – Il mio pulcino ha pensato a me?
    – Ti ho cercato in ogni alito di vento, nei tramonti e in ogni mia lacrima... E anch'io ho vissuto con un vuoto dentro di me che nessuno è mai riuscito a colmare
    – E c'è ancora quel vuoto?
    Lei scosse il capo socchiudendo gli occhi – No, è scomparso nell'istante in cui tra le tue braccia ho ripreso a volare
    – Sei dunque tornata per vedermi piangere?
    – Sono tornata perché ti appartengo, e perché dovrai aiutarmi ancora
    – Soltanto per questo?
    – Dio, ma lo vedi cosa mi sta facendo? Mi tratta ancora come una bambina. Ma tu credi che nell'universo esista un altro uomo a cui potrei chiedere aiuto?
    – Non lo so, dimmelo tu
    – Non c’è. Tu sei la mia guida. Il tuo ricordo mi ha permesso di affrontare situazioni difficili come una semplice donna, e se ho sofferto ho saputo pregare, se ho avuto paura ho pianto, ma ogni volta il tuo coraggio mi ha spinta ad andare avanti
    – Beh, almeno qualcosa di buono l’ho fatto
    – Se l’hai fatto? Porca vacca ma perché credi sia tornata da te?
    – Hai forse paura di amare?
    – Ho semplicemente paura di quella cosa. Accidenti papà sto parlando di quello che un uomo e una donna fanno con il corpo! Ecco, ora l'ho detto!
    – Se ben ricordo di questo problema ne parlammo quand’eri ancora una bambina
    – È vero, ma ora che si avvicina quel momento nella mia mente s'è creato un blocco… Porca miseria Pà, io non voglio fare cose che non comprendo
    Lui rise scuotendo il capo – Mi torna alla mente una bambina così testona da non voler ammettere cose che invece comprendeva perfettamente
    – Parli bene tu, ma dovrò essere io a farlo
    – Ma tua madre cos’ha fatto, non te ne ha parlato?
    – Lo ha fatto molto chiaramente. – Ammise Sara guardandosi la punta delle scarpe – So quello che debbo fare e ciò che debbo aspettarmi, ma ho il terrore di farlo, lo capisci o no?
    – No! Non credo di capirti
    – Oddio papà! Ma che colpa ne ho se non riesco a farmi entrare nella zucca il perché debba farlo
    – Perché è l'unico modo per avere un figlio
    – Non è vero non è l'unico. Io potrei...
    – Non pensarci neppure. Comincio davvero a credere di aver commesso un errore e che avrei dovuto prepararti diversamente ad affrontare questa situazione
    – Fallo ora ti prego. Tu sei sempre riuscito a tranquillizzarmi
    – Sai bene che razza di pasticcione sono, a volte, quando mi trovo a dire cose più grandi di me, mi si lega la lingua
    – Ti prego,
    – Sapessi almeno di dove cominciare
    – Inizia spiegandomi perché deve essere così complicato avere un figlio
    – Ma non è vero, non è affatto difficile, è talmente intuitivo che...
    – Pà! – Lo interruppe lei sorridendo – Conosco ciò che intendi per intuitivo. So come funziona e tutto il resto
    – Allora cosa vuoi che ti dica?
    – Prova a cancellare dal mio cuore questa maledetta fifa
    – Questo non è possibile, quella che tu chiami fifa ti appartiene come il coraggio e il tuo amore… e poi non crederai d’essere l'unica donna ad averne. Per quanto ne so è un sentimento comune ad ogni ragazza che si trova ad affrontare il tuo stesso problema
    – Beh, allora mettiamola così; riguardo a ciò che capita alle altre andrà come dici tu, ma per me è diverso
    – Non è affatto diverso, tu sei simile a loro
    – Oh santo cielo! Ma lo vuoi capire che non potrò mai farlo… io non voglio tradirti
    – Ora non dire sciocchezze più grandi di te
    – Sciocchezze? Oddio pà, ma io debbo concedere il mio corpo a un altro uomo e tu le chiami sciocchezze?
    – Se vuoi avere un figlio quello è l'unico modo
    – Oh signore quest'uomo è pazzo! Ma come puoi dire una cosa simile? Io ti amo
    – Lo so, e mi sarebbe difficile vivere se non fossi certo del tuo amore
    – Porca vacca, ma non sei geloso?
    – Se lo sono? Sono imperdonabilmente geloso. Lo sono dell'aria che respiri, delle carezze del vento quando ti sfiora, del sole quando ti bacia, della pioggia quando ti bagna, ma cosa posso fare? Posso mai chiedere alla pioggia, al sole o al vento d'ignorarti?
    – Allora come puoi propormi di concedermi ad un altro
    – Tu non ti concederai ad un altro qualsiasi, ma consentirai all'uomo che ti è stato assegnato di aiutarti a dare vita a ciò che è racchiuso in te
    – Io non potrò mai concedere il mio corpo ad un altro uomo, io appartengo a te
    – Ogni essere appartiene in eterno a chi gli ha dato la vita, ma questo non vuol dire che tu debba concluderla nel rimpianto di cose che avresti e non hai voluto fare per rimanere fedele a un sogno
    – Tu non sei un sogno, sei una delle cose più belle della mia vita. Ricordi quando ti chiesi se la nostra vita era un sogno? Ricordi cosa rispondesti? Lo hai dimenticato?
    – Potrei mai vivere senza respirare? E potrei mai respirare senza rammentarmi il tuo amore? Non pensarlo neppure
    – Oh padre, non posso farlo. Sono stata bene con te, ho trascorso anni meravigliosi, indimenticabili
    – Lo sono stati anche per me, ma il tempo che abbiamo trascorso assieme è il più dolce da ricordare perché appartiene al ciclo incantato dell'infanzia
    – Dio come vorrei tornare indietro
    – Vorrei dirti che anch’io faccio questo sogno, ma il tempo non concede nulla a nessuno
    – Se soltanto osassi lasciarmi andare potrei morire di quelle emozioni. Ogni istante della mia vita con te è stato un paradiso. Oh pà, ma perché? Io ero felice, avevo tutto
    – Semplicemente perché il periodo dell'infanzia è il più incantato della vita di ogni uomo, e guai se non fosse così. Quello è il tempo in cui nell'animo sbocciano i sentimenti più teneri
    – Merito tuo
    – Non accreditarmi meriti che non mi spettano, avrei potuto fare ben poco se non mi avessi accordato la tua fiducia
    – Voglio tornare ad essere il tuo pulcino
    – Lo sei e lo sarai per l'eternità
    – Perché sono cresciuta? Perché non mi hai fermata? Il resto della mia vita non è stato come quello vissuto in questa valle
    – Non permettere che il dolore appanni la coscienza. Accanto a tua madre hai vissuto una splendida adolescenza
    – Voglio tornare a vivere con te e la mamma
    – E tu credi che noi non lo vorremmo? Tornare a rivivere ognuno di quegli istanti è il mio sogno segreto, ma non è possibile, non abbiamo più nulla da insegnarti… ed ora tu hai il dovere di vivere la tua vita
    – Ma cosa dici? Io ho ancora bisogno del tuo aiuto. A chi altri potrei chiedere aiuto se non al mio uomo?
    – Sono tuo padre, non il tuo uomo
    – Oddio scusami, non intendevo in quel senso, però che a te piaccia o no resterai per sempre colui a cui debbo chiedere il consenso per amare un altro uomo
    – Questo mi rende un padre felice, ma tu non hai alcun bisogno del mio consenso
    – Oh si che ne ho bisogno, io tremo al solo pensiero che un altro uomo possa toccarmi, e se dovessi farlo senza il tuo consenso mi sembrerebbe di tradirti
    – Lasciamo da parte i tradimenti e comincia a pensare che i tuoi timori non sono affatto diversi da quelli di molte giovani donne che come te sono in attesa di quel momento magico
    – Tu lo chiami magico?
    – Beh, forse non lo sarà per tutte voi, ma è meno complicato di quanto si possa pensare
    – Come si fa a riconoscere quel momento?
    – Nel momento stesso in cui in voi scatterà qualcosa che saprà modificherà il concetto di vita. Fino a quel momento avrete vissuto di affetti e di sogni, ma poi, e senza alcun preavviso, vi troverete sole con la vostra coscienza e il vostro coraggio a fronteggiare strane sensazioni d’incompletezza e di colpa. Quello sarà il vero inizio della vostra vita sociale e sentimentale, e se saprete dare il giusto valore a quelle esistenze, nascerà in voi il bisogno di chiudere quel cerchio che si è aperto nel momento stesso della vostra nascita
    – A me non è accaduto nulla di tutto ciò
    – Non è detto che tutte le donne debbano scoprire allo stesso istante la vocazione per la maternità
    – E come si fa a capirlo?
    – Per la verità questo non riesco neppure ad immaginarlo, ma dovrebbe trattarsi di una emozione così violenta da scombussolarvi in ogni senso, e immagino che debba iniziare quando incontrerete lo sguardo di un certo uomo
    – Un solo sguardo può causare tutto questo?
    – Ricordi la volta che prendesti una scarica elettrica mameggiando la pompa dell'acqua? Beh, immagina qualcosa mille volte più potente
    – Cavoli! Allora si rischia di morire
    – No, ma certamente il vostro cuore riceverà una bella scossa
    – Ecco fatto! Come se non fosse sufficiente quello che ha dovuto subire il mio povero cuore
    – Oh ma non vi è nessun pericolo, anzi, qualcuna afferma che sia estremamente piacevole
    – Una scarica elettrica non è mai piacevole, te lo assicuro
    – Cosa vuoi che ti dica, io non sono mai stata una donna
    – Vorrei vedere, e poi cosa succede?
    – E poi? Ma perché non lo chiedi a tua madre? Lei saprebbe descriverti alla perfezione quanto accade ad una ragazza
    Sara scosse il capo con sulle labbra un sorriso beffardo
    – No, voglio sentirlo da te
    – Mi conosci, sai che pasticcione sono. Non è facile
    – Non importa, tu provaci ugualmente
    – Posso soltanto provare a descriverti quello che immagino
    – Bravo, immagina, immagina
    – Okay ci provo, allora vediamo… Potrebbe accadere che dall'istante in cui quello sguardo vi avrà fulminate, ad ognuna di voi capiti di sentirsi diversa
    – Diversa come?
    – Ad esempio il cielo potrebbe assumere colori mai visti prima, oppure guardandovi nello specchio potreste scoprire d'essere ogni volta meno belle...
    – Non ti fermare vai avanti, la cosa diventa interessante
    – Cos'altro posso dirti?
    – Prova ad inventati qualcosa. Tua moglie afferma che sei bravissimo a far vedere le stelle anche di giorno
    – Tua madre ha sempre voglia di fare dello spirito, ma lei sa benissimo come sia facile soffrire d’insonnia quando si è innamorati… o scoprire come le notti possano diventare troppo lunghe
    – A te cos'è accaduto quando t'innamorasti della mamma?
    – Oh beh, e chi se ne ricorda. È accaduto tanto tempo fa
    – Ho capito, non vuoi parlarne. Poi cos’altro potrebbe accadere?
    – Ad esempio a qualcuna di voi potrebbe accadere di provare l'irragionevole voglia di piangere senza una ragione apparente
    – Oh che bellezza! – Esclamò Sara
    – E magari perdere l'appetito
    – Stai scherzando, vero?
    – Niente affatto
    – Cavoli, se dovesse capitare a me sarebbe un bel risparmio! E poi?
    – Potrebbe accadere che senza una vera ragione tutto vi appaia più bello...e magari vedere splendido un giorno di pioggia
    – Sai cosa penso?
    – Posso immaginarlo, ma sentiamo
    – Che tu voglia prenderti gioco di me
    – Beh, non è detto che tutto ciò possa davvero accadere Per fortuna non siamo tutti uguali
    – Ho paura che tutta questa storia non sia altro che una grossa seccatura

    Suo padre rise di gusto.
    – Non sei andata troppo lontano, in un certo senso potrebbe diventarlo davvero
    – Quale altro guaio debbo aspettarmi?
    – Potresti voler dare un significato ad ogni cosa
    – Io do sempre un significato a ciò che mi accade
    – Intendevo emotivamente. Ad esempio un fiore potrebbe non essere più soltanto un fiore
    – E cosa potrebbe diventare, un sandwich?
    – Hai ancora l'abitudine di pensare con lo stomaco?
    – Purtroppo si... Cosa potrebbe diventare un fiore?
    – Un paradiso indimenticabile
    – Oh bene!
    – Oppure scoprire come uno sguardo potrebbe farti fremere, e un ritardo farti piangere
    – Sembra che tu descriva i sintomi di una malattia
    – È vero, e in effetti è come contrarre una malattia che nessun medico è in grado di curare
    – Quella malattia non è nuova per me, la conosco bene
    – Ti sbagli, perché se i sintomi possono sembrare gli stessi la malattia è assai diversa
    – So bene cosa significa amare
    – Ne sono certo, ma ciò di cui stiamo parlando è un amore diverso da tutti gli altri
    – Vuoi impressionarmi ancora?
    – No, e te ne accorgerai quando scoprirai che quel sentimento è capace di cancellare dal tuo cuore ogni paura per far posto all'amore di un uomo
    – È dunque questo l'ultimo atto dell'amore?
    – No… Il mio pulcino ha conosciuto quel poco d'amore che ho saputo donargli, quello grande di sua madre e quello meraviglioso di suo figlio. Il suo cuore ha amato la Terra, i suoi amici e i suoi nemici. Ora non gli resta che conoscere l'amore di un uomo
    – Quale amore potrà mai essere più grande del tuo?
    – L'amore per la vita. Un sentimento capace di far fremere il tuo corpo con la potenza del tuono e che saprà farti dimenticare ogni cosa. Un'emozione che impegnerà tutti i tuoi pensieri, il corpo e l'anima

    Sara sorrise socchiudendo gli occhi in quel suo caratteristico vezzo
    – Nulla saprà cancellarti dal mio cuore
    – Invece credo che per un certo periodo dovrò restarmene in un angolino
    – Dovrà essere ben grande quell'amore se vorrà relegarti in un angolino. In questi anni ho incontrato molti uomini, e qualcuno veramente da incorniciare, ma quello che ho nel cuore è ancora più vasto di quando ti lasciai. È un incendio che non può essere più domato
    – Lo sarà quando incontrerai l'uomo a cui sei stata destinata
    – E proverò quelle cose? Perderò l'appetito e tutto il resto?
    – Immagino di si
    – Ma se dovesse accadere… che genere di amore sarebbe il mio se poi dovrò lasciarlo? – Chiese osservandolo e divenendo improvvisamente seria – So bene cosa significa essere abbandonati dalla persona che si ama, si può desiderare la morte, e sarebbe come andare contro i tuoi insegnamenti
    – Anche tua madre scelse di lasciarmi, e fu per la stessa ragione; la salvezza dell'universo
    – E tu credi che la salvezza dell'universo possa interessare un uomo che ama? Potrebbe morirne
    – Non devi temere, mi prenderò cura di lui. Ormai so essere un buon padre
    – Tu dovrai venire con me
    Suo padre scosse il capo – Mi dispiace tesoro, ma ho paura che dovrò darti un dolore. A me non è concesso seguirti – Sussurrò mentre un nodo alla gola gl'impedì di continuare
    – Io non posso perderti ancora – Mormorò lei con un malcelato sentimento di terrore nella voce
    – Tu non mi perderai così come io non perderò te
    – Ho paura che il tempo cancelli il mio ricordo dal tuo cuore
    – Hai così poca fiducia nel mio sentimento?
    – No, ma la paura è troppa
    – Non hai motivo di temere nulla. Tu resterai per sempre la mia luce, il mio fiore meraviglioso

    Dominando l'intelletto Sara riprese il controllo di se, serrò forte gli occhi per trattenere le lacrime e quando li riaprì il suo sguardo era vivido
    – Abbracciami padre, – Sussurrò – fa che possa fissare in me quest'istante
    Lui la strinse forte a se, poi la lasciò per voltarsi verso il fuoco morente.
    Per un eterno istante lei rimase in silenzio lottando con il suo dolore, poi, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza, sollevò le mani e lo accarezzò sulle spalle, e sfiorando la sua mente con un bacio sussurrò
    – Ora tu sei in me, ed io porterò il tuo ricordo in eterno
    La porta sulla veranda rimase aperta, ed egli, ascoltando i suoi passi sulla neve, rivide, nella memoria, una lattina di birra che brillava alle prime luci di un alba ormai tanto lontana.


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    resterai comunque sempre nel mio cuore, amico mio Moschettiere, come luminosa mi resterà la gioia di averti conosciuto di persona, un privilegio grande.

    Spero di aver tue notizie ancora e sempre, rispetto il tuo desiderio e ti auguro un felice, ed ancora lungo
    e soddisfacente cammino di vita.

    Un caro abbraccio, Mario!
     
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    Da una porta segreta la trasparenza delle stelle.

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    Mi spiace per la tua decisione, non so cosa ti spinge a questo, ma ricordo sempre i tuoi bellissimi scritti di vita.
     
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